Bomboniere: "Una vita non vissuta per gli altri non è vita"
Tutto nasce da un incontro. In primis il nostro incontro con l’associazione con Andrea, un abbraccio meraviglioso dal quale è nata un’amicizia vera che ha permesso di ideare e plasmare il progetto delle bomboniere.

L’incontro con Ginevra e Pedro che abbiamo sostenuto nel primo progetto a favore di un centro socio educativo per minori in Paraguay.

L’incontro con le persone stupende che hanno deciso di sceglierci per il loro matrimonio o per il...(continua)
 
Torna “Olio per olio”: la luce della Chiesa nel buio della Siria
Olio d’oliva per le famiglie che vivono ad Aleppo, città della Siria martirizzata da un conflitto senza fine e devastata da calamità naturali che hanno raso al suolo quartieri e interi villaggi.

Olio d’oliva, segno di carità e simbolo di una speranza che non si arrende. Pane e olio sulla tavola, per tornare a credere in un futuro diverso.

La necessità di aiuti alimentari è oggi, se possibile, ancora più drammatica, anche per l’aumento vertiginoso dei costi, insostenibili per chi è sopravvissuto ai bombardamenti, al crollo delle abitazioni e deve affrontare povertà e fame.

Ancora una volta desideriamo condividere l’appello e l’opera missionaria di padre Bahjat Ksrakach e dei religiosi francescani di Aleppo, raccogliendo attraverso la distribuzione di queste bottiglie risorse che saranno utilizzate per tendere una mano a chi è nel bisogno, per aiutare le persone a rialzarsi e a proseguire il cammino della vita.

"La mia Aleppo che chiede pace"

di padre Bahjat Karakach

Le voci dei ragazzi risuonano nel cortile della parrocchia di San Francesco, nel quartiere di Al-Aziziyeh, dove è in corso l’oratorio estivo. Una piccola oasi di serenità nel cuore di Aleppo, dove i piccoli, più di tutti gli altri, vivono sulla propria pelle la sofferenza di una città martoriata: una guerra che dopo tredici anni non può ancora dirsi conclusa e il terremoto devastante del febbraio 2023, che non smette di tenere svegli di notte molti di loro.

A oltre un anno dal sisma, ci sono bambini che non riescono a dormire da soli. In questi mesi la violenza ha varcato più volte il confine del Paese e tutti noi ci sentiamo ancora più insicuri. La gente è sfiduciata, non riesce a scorgere un futuro.

La Siria è sempre più dimenticata dalla comunità internazionale: all’inizio di quest’anno lo stesso Programma alimentare mondiale dell’Onu ha tagliato i suoi interventi di assistenza affermando che non ci sono più fondi, ma i bisogni della gente non fanno che aumentare. Dopo il terremoto, poi, mancano le case agibili e il prezzo degli affitti è raddoppiato. Affittare un appartamento costa più del valore di uno stipendio mensile medio, e in molti purtroppo si trovano senza un tetto sulla testa.

Dal sistema scolastico alla sanità, le istituzioni non riescono a garantire il funzionamento dei servizi di base. E se ci si ammala, non si può contare su un sistema di welfare: le cure mediche si pagano, un intervento chirurgico ha costi vertiginosi.

Come sopravvive allora la gente? Grazie alle rimesse dei parenti all’estero: ormai praticamente ogni famiglia ha almeno un membro che è emigrato. E poi attraverso il supporto di ong e istituzioni umanitarie. Oggi l’80% dei siriani ha bisogno di qualche forma di aiuto esterno.

Noi, come Chiesa, siamo in prima linea su diversi fronti di assistenza materiale, dalle forniture di pasti al sostegno ai giovani fino alla ricostruzione delle case danneggiate. Diverse nostre iniziative escono dalle mura della chiesa e raggiungono tutti i siriani, senza distinzioni confessionali. Abbiamo alcuni progetti nei quartieri a maggioranza musulmana che erano stati occupati dai miliziani e dove oggi dilagano miseria e degrado. Oltre all’aiuto materiale, portiamo avanti interventi di sostegno psicologico per bambini orfani, abbandonati o figli di ex combattenti, anche attraverso attività artistiche e sportive. E poi lavoriamo per l’alfabetizzazione: ci sono donne che non sapevano leggere e oggi frequentano l’università. Piccoli segni di cambiamento che portano una ventata di speranza nel contesto di fatica e preoccupazione.

La Chiesa oggi rappresenta una luce in mezzo all’oscurità. Ormai noi cristiani siamo pochi, eppure, a fianco del lavoro pastorale ordinario e del servizio sociale per aiutare i siriani a vivere con dignità, portiamo avanti un impegno educativo e di riconciliazione che rappresenta un investimento importante per il futuro della società. Lavorare insieme, dal basso, è un modo per abbattere il muro della diffidenza e ricostruire le relazioni.

I ragazzi poi sono incredibilmente vivi e pieni di energia. Sono loro il cuore della nostra parrocchia: seguono il catechismo, i gruppi scout, gli interventi di sostegno psicologico per i più piccoli. Di fronte a nuovi progetti si dimostrano sempre pronti a entusiasmarsi e a impegnarsi in prima persona, nonostante le loro vite siano molto complicate. Tutti, anche chi prosegue negli studi, devono trovarsi un impiego, magari informale, per aiutare la famiglia: danno ripetizioni scolastiche, fanno lavoretti occasionali.

Non vogliamo essere per sempre mendicanti di aiuti e abbiamo gli strumenti per ricostruire il nostro Paese, ma è necessaria una soluzione alla crisi a cui deve contribuire anche la comunità internazionale, che a volte sembra disinteressata a stabilizzare il nostro territorio.

I siriani sono esausti della guerra, vorrebbero voltare finalmente pagina.